“I nuovi centri culturali sono un avamposto contro la disgregazione sociale. Sono spazi di prossimità, dove la cultura è vicina alle persone e dove si ricompongono i legami di vicinato e di comunità. Ma sono anche i luoghi di incontro con l’altro e con le produzioni culturali che arrivano da ogni parte del mondo. Nei nuovi centri culturali le persone si incontrano, parlano di libri, vedono film e mostre, assistono a concerti e spettacoli teatrali o semplicemente bevono qualcosa con gli amici, mettendo in atto forme di partecipazione e condivisione quotidiana. Con piccoli gesti, apparentemente semplici, chi frequenta i nuovi centri culturali vive un’esperienza a modo suo unica che aiuta a trovare un senso in questi tempi così confusi e a sentirsi vicini agli altri.”
Lo scrive cheFare (https://www.che-fare.com/), agenzia per la trasformazione culturale che lavora al fianco delle organizzazioni della “cultura dal basso”, degli enti di ricerca, dei produttori culturali e dei policy makers per tracciare nuovi percorsi di trasformazione culturale. Perché i nuovi centri culturali sono gli spazi del possibile, i luoghi che connettono ed attivano le energie di trasformazione dei territori, costruendo ponti tra la memoria di quello che è stato, le multiforme possibilità del presente e quelle infinite del futuro.
I nuovi centri culturali “sono spazi fondamentali in un momento in cui è fortissima la tentazione di rinchiudersi, di nascondersi e di isolarsi: ci insegnano che durante una pandemia può e deve esserci distanziamento fisico senza avere necessariamente un distanziamento sociale”, dice Bertram Niessen, presidente di cheFare.
“Nei nuovi centri culturali la cultura scende dal piedistallo sul quale un paese invecchiato e impaurito l’aveva relegata per divenire qualcosa alla portata di tutti”.
cheFare ha anche individuato 7 punti che permettono di identificare i nuovi centir culturali. Leggeteli e diteci se non sembrano scritti appositamente per il Parco Cerillo!
- si organizza in forme di governance ibride;
- si organizza in forme di governance ibride;
- sperimenta modelli di sostenibilità innovativa;
- contribuisce alla coesione sociale e all’inclusione;
- attrae linguaggi culturali diversificati;
- ha un pubblico eterogeneo;
- ospita pratiche con approccio interdisciplinare come: residenze artistiche; laboratori di manifattura digitale; progetti di arte pubblica o partecipata; rassegne di arti performative; seminari e panel; cineforum; spettacoli teatrali; concerti; feste; dj set; gestione comunitaria di beni culturali; festival; presentazioni di libri e riviste; mostre;
- ospita ambienti rigenerati diversi tra loro come biblioteche, librerie e laboratori.